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'Il delitto perfetto', un docufilm su Piersanti Mattarella
L'anteprima il 9 gennaio a Roma e Bologna
Quarantacinque anni dopo, l'uccisione di Piersanti Mattarella presidente della Regione siciliana e fratello del capo dello Stato, è un caso non ancora chiuso. Lo riapre, proprio nell'anniversario dell'agguato, un docufilm di Giorgia Furlan ("Magma. Mattarella, il delitto perfetto"), un'indagine incalzante su quello che viene descritto come il delitto più grave dopo quello di Aldo Moro. Mattarella era un suo pupillo e un suo erede: in Sicilia ne aveva ripreso la linea di un rinnovamento della vita politica e di convinte aperture verso il Pci. Il docufilm - prodotto da Mauro Parissone per 42° Parallelo, Antonio Campo dell'Orto e Ferruccio De Bortoli - verrà presentato a Roma con un'anteprima nazionale il 9 gennaio 2025 (cinema Moderno) e a Bologna con una proiezione speciale (cinema Modernissimo). Attorno al caso Mattarella vengono ricomposte le linee di un progetto politico che, già con Moro, aveva messo in discussione gli equilibri della guerra fredda. E in più era stato creato un governo con le "carte in regola" che aveva alzato il velo sul sistema siciliano delle connivenze e della convergenza di interessi tra mafia, poteri occulti e politica. Lo stesso Mattarella era consapevole dei rischi ai quali andava incontro, come confidò alla responsabile della sua segreteria, Maria Trizzino, dopo un colloquio riservato con il ministro Virginio Rognoni. Di quella esperienza arrivano fino a noi tante lezioni morali e le immagini delle relazioni politiche di Piersanti Mattarella ma anche gli scatti drammatici di Letizia Battaglia che per caso si ritrovò a riprendere l'attuale capo dello Stato mentre cercava di soccorrere il fratello appena colpito sotto casa. L'inchiesta ha accertato solo la responsabilità dei boss della cupola mafiosa. E ha escluso che a sparare contro il presidente della Regione sia stato il terrorista nero Giusva Fioravanti, l'uomo dallo "sguardo di ghiaccio" descritto dalla moglie di Mattarella a sua volta coinvolta nell'agguato. Uno scenario complesso che il docufilm ricostruisce e rilegge attraverso varie testimonianze come quelle del giornalista Attilio Bolzoni, del sociologo Pino Arlacchi, degli ex presidenti della commissione antimafia, Rosy Bindi e Luciano Violante.
X.Habash--SF-PST