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I campi magnetici attorno al buco nero M87* si sono ribaltati
Il fenomeno mette alla prova i modelli teorici
L'Event Horizon Telescope, la rete globale di radiotelescopi autrice della prima foto storica ad un buco nero, M87*, ha osservato attorno a quello stesso oggetto un fenomeno inaspettato che mette alla prova i modelli teorici: i campi magnetici che lo circondano si sono ribaltati, quindi mentre nel 2017 si avvolgevano in un verso, nelle immagini del 2021 sembrano avvolgersi nel senso opposto. È quanto evidenzia lo studio pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics e guidato dal Massachusetts Institute of Technology, al quale hanno partecipato Istituto Nazionale di Astrofisica di Cagliari e Bologna, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Napoli e Cagliari e le Università Federico II di Napoli, di Cagliari e di Trieste. I dati ottenuti fanno luce su un ambiente turbolento in continua evoluzione, in cui i campi magnetici giocano un ruolo cruciale nel regolare come la materia cade nel buco nero e come l'energia viene espulsa verso l'esterno. "Questi risultati mostrano come l'Eht stia evolvendo in un osservatorio scientifico a tutti gli effetti, capace non solo di produrre immagini senza precedenti, ma anche di costruire una comprensione progressiva e coerente della fisica dei buchi neri", dice Mariafelicia De Laurentis, project scientist dell'Eht, ricercatrice dell'Infn e professoressa all'Università Federico II, co-autrice della ricerca guidata da Kazunori Akiyama: "È una dimostrazione concreta dell'enorme potenziale scientifico di questo strumento". Risale al 2019 la prima immagine di M87*, situato a circa 55 milioni di anni luce dalla Terra e con una massa che è oltre sei miliardi di volte quella del Sole. Ora, grazie alle osservazioni fatte nel 2017, 2018 e 2021, la collaborazione ha compiuto un ulteriore passo verso la comprensione di come i campi magnetici vicino al buco nero cambiano nel tempo. "Per raggiungere questi nuovi traguardi è stato anche necessario sviluppare nuovi strumenti di analisi - sottolinea Rocco Lico, ricercatore Inaf e information technology officer di Eht, tra gli autori dello studio - e questo rende il lavoro ancora più entusiasmante".
E.AbuRizq--SF-PST