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Le nuove frontiere del Dna, "testimone oculare" del delitto
Sfide legali, etiche e sociali, venerdì 19 un convegno a Bologna
Da una traccia genetica su una scena di un delitto si possono dedurre, con un certo grado di probabilità, il colore di occhi, capelli e pelle di chi l'ha lasciata ed è fuggito, oppure di una vittima anonima di cui sono rimasti solo resti scheletrici. Si possono poi ricavare anche età biologica e "ancestralità", cioè l'origine biogeografica: si può, per esempio, individuare un gruppo etnico di riferimento per restringere il campo dell'identificazione. Sono le possibilità aperte dalla fenotipizzazione del Dna forense, oggetto di dibattito internazionale e di leggi ad hoc in alcuni Paesi, mentre in Italia se ne parla poco: non sono stati avviate né una discussione pubblica sui multiformi risvolti della tecnica di analisi, né proposte legislative specifiche. Per approfondire un tema che ha invece attualità e potenzialità ancora esplorare è dedicato un convegno, venerdì 19 settembre a Bologna (dalle 15 alle 19 al Damslab di piazzetta Pasolini 5/b, sala Auditorium) dal titolo "Quando il Dna diventa testimone oculare della scena del delitto": saranno passate in rassegna le sfide legali, etiche e sociali della fenotipizzazione del Dna. Sarà l'occasione per fare il punto sul progetto ministeriale "LetFor" (Legal, ethical and social challenges of the Forensic Dna Phenotyping in Italy), di cui l'Università di Bologna è capofila, con il coinvolgimento di tre dipartimenti (Scienze Mediche e Chirurgiche, Scienze Giuridiche e Scienze politiche e Sociali) e una seconda unità di ricerca dell'Università di Ancona. Con approccio interdisciplinare, è stata valutata la consapevolezza nel tessuto sociale dei benefici e dei rischi (per esempio su privacy o potenziale discriminazione) di questa tecnica di analisi, incrociando aspetti etici, sociali e normativi in termini di diritti individuali, sicurezza sociale e repressione dei delitti. Per farlo, sono state realizzate interviste a rappresentanti di istituzioni, associazioni di cittadini, magistrati, avvocati, forze dell'ordine e giornalisti. Introduce e modera Susi Pelotti, docente di Medicina Legale e coordinatrice del progetto, seguirà poi l'analisi dei risultati delle interviste e un dibattito con le differenti prospettive portate proprio da docenti, avvocati, magistrati, esponenti delle forze dell'ordine e giornalisti. Chiude una tavola rotonda, coordinata da Pina Lalli, docente di Sociologia della comunicazione: "Il Dna sulla scena del crimine nelle news e nelle fiction".
I.Saadi--SF-PST