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Luciano Berio gigante dell'Avanguardia, amato anche dai Beatles
Omaggi al grande sperimentatore nel centenario della nascita
(di Luciano Fioramonti) Grande sperimentatore, pioniere della musica elettronica, apritore di strade nuove forte della conoscenza profonda della tradizione musicale. Un gigante dell'avanguardia seguito anche dai Beatles, come dimostrano alcune celebri foto del 1966 che ritraggono Paul McCartney tra il pubblico di un suo seminario a Londra e poi accanto a lui alla fine dell'incontro. Tutto questo è stato Luciano Berio, al centro per l'intero 2025 di omaggi e tributi da parte delle maggiori istituzioni italiane per celebrarne il centenario della nascita. "Berio è stato uno dei più grandi compositori del Novecento. Un uomo di cultura importante non solo a livello europeo ma mondiale, che ha creato un nuovo modo di pensare e ascoltare la musica, dialogando con quella del passato e rielaborandola nel presente, creando nuove forme per percepirla e comprenderla", dice all'ANSA Angela Ida De Benedictis, direttrice del Centro Studi intitolato al musicista, che alla fine di maggio gli ha dedicato tre giorni di incontri e concerti a Radicondoli, il piccolo borgo medievale del senese dove Berio scelse di vivere dall'inizio degli anni Settanta. Il Centro Studi, che ha in programma altri appuntamenti nei prossimi mesi, è stato costituto nel 2009 da Talia Pecker, moglie del compositore, e annovera tra i soci fondatori Pierre Boulez, Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, Maurizio Pollini, Renzo Piano. "La sua figura - rimarca De Benedictis - va sicuramente annoverata tra le più grandi personalità del Novecento musicale dopo personaggi come Anton Webern e Igor Stravinskij, e insieme con altri musicisti come Bruno Maderna o Pierre Boulez". Quale segno ha lasciato? "Sicuramente va ricordata l'esperienza elettronica. La musica elettronica è nata anche grazie alle sue sperimentazioni. Berio ha indicato non solo nuovi modi di concepire ogni forma di musica, ma anche un modo nuovo di attingere a musiche di ogni tempo, di rileggere la musica del passato e di altre tradizioni e di assimilarla al presente". Perché, però, la musica d' avanguardia, e Berio non fa eccezione, è considerata difficile e ostica dal grande pubblico? "Quando parliamo della musica di Berio, o di quella del Novecento, dovremmo fare uno sforzo per evitare di considerala 'd'Avanguardia', ma di pensarla piuttosto in prospettiva storica. Ci riferiamo alla cosiddetta Avanguardia degli anni Cinquanta e Sessanta... quasi un secolo fa. A volte se ne parla senza conoscerla o averla ascoltata, con un rifiuto epidermico, Bisogna avvicinarsi senza prevenzioni, imparare ad ascoltare con curiosità, cercando costanti e non rotture", risponde. Lo stesso Berio, in un'intervista tv del 1991, ribadiva che la musica va intesa come un flusso continuo. "Ha un senso perché è in continua evoluzione, altrimenti non sarebbe più musica - osservava -. La musica ha tante facce, come il pubblico. Il pubblico più intelligente si interessa a quella del passato e a quella di oggi senza divisioni, cogliendone la continuità". "Il problema - osserva la direttrice del Centro Studi - è che ci fermiamo di fronte alla paura di non capire o facendo paragoni con musiche così note da rassicurarci, e in questo modo perdiamo ogni forma di interesse e curiosità verso un mondo sonoro che ormai nuovo, a ben vedere, non è più". In che modo si può renderla fruibile alle nuove generazioni? "Bisogna innanzitutto eseguirla e farla conoscere, fare progetti educativi fin dalle scuole, imparare ad insegnarla e a farla amare". Nel 1964 Berio confermò l'interesse per la musica popolare che lo aveva accompagnato dagli esordi, componendo per il mezzosoprano americano Cathy Berberian - che divenne la sua prima moglie - le Folk Songs ispirandosi a motivi della tradizione americana, armena, francese, italiana e azera. Ma si avvicinò anche alla musica pop, in particolare ai Beatles, conosciuti personalmente nel 1966 nell'Istituto Italiano di Cultura dove incontrò appunto Paul McCartney, interessato, come John Lennon, all'avanguardia musicale. L'anno successivo il compositore elaborò una rilettura di alcuni grandi successi della band di Liverpool nelle 'Beatles Songs' - Ticket to Ride, Yesterday e tre versioni di Michelle - arrangiati per voce e strumenti. Luciano Berio (Oneglia 24 ottobre 1925 - Roma 27 maggio 2003), aveva imparato a suonare il pianoforte dal padre e dal nonno, entrambi musicisti. Dopo gli studi di composizione e direzione d'orchestra al Conservatorio Verdi di Milano, nel 1951 seguì negli Stati Uniti i corsi di Luigi Dallapiccola e in seguito si trasferì a Darmstadt dove conobbe Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, Gyorgy Ligeti e cominciò a concentrarsi sulla musica elettronica. Con Bruno Maderna fondò a Milano nel 1955 lo Studio di fonologia musicale Rai specializzato nella produzione di questo genere musicale. Da allora la sua ricerca nel campo della musica contemporanea, le produzioni, le sperimentazioni, l'esperienza di direttore d'orchestra e la guida di grandi istituzioni come il Maggio Fiorentino e l'Accademia Filarmonica Romana si sono sviluppate in Italia e all'estero. Nel 2000 venne nominato presidente-sovrintendente dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La fondazione musicale di Roma gli ha intitolato il largo accanto alla Cavea dell'Auditorium Parco della Musica, progettato da Renzo Piano e inaugurato nell'aprile 2002, un anno prima della morte del musicista. L'orchestra di Santa Cecilia, diretta da Daniel Harding, ricorderà Berio durante il prossimo tour europeo in programma dal 28 agosto all'8 settembre nei Festival a Bucarest, Lubiana e Berlino eseguendo la sua Sinfonia e le Folk Songs.
A.Suleiman--SF-PST
