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Palestinese Copti, Trump e il sionismo? Gli imperi cadono
Il regista a Roma per Happy Holidays in sala dal 3 luglio
Oggi "è molto difficile trovare la speranza con un genocidio in atto a Gaza, con i villaggi in fiamme in Cisgiordania, e le persone che continuano a morire ogni giorno. Ma anche se non vediamo la speranza in fondo al tunnel, non possiamo permetterci di perderla e dobbiamo insegnarla ai nostri figli". Lo dice all'ANSA il regista palestinese con cittadinanza israeliana Scandar Copti che con il suo ultimo film Happy Holidays, in arrivo nelle sale dal 3 luglio con Fandango, è stato protagonista di una serata al Nuovo Sacher, introdotta da Nanni Moretti e con l'incasso devoluto ad Emergency. Nonostante la fase terribile che viviamo, "non dobbiamo dimenticare la lezione della storia, niente dura per sempre. Vedo il progetto sionista che va avanti e Trump che lo sta sostenendo… ma non dimentichiamo che tutti gli imperi alla fine sono caduti, da quello romano a quello ottomano, che le dominazioni finiscono, da quella britannica in Irlanda all'apartheid" aggiunge Copti, classe 1975, candidato all'Oscar per il miglior film straniero nel 2010 con Ajami (diretto in coppia con Yaron Shani ). "Dobbiamo lottare per essere palestinesi, e per me anche essere qui a presentare, il mio film è una forma di resistenza". In Happy Holidays, vincitore, fra gli altri, del premio per la sceneggiatura in Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, il cineasta che usa esclusivamente attori non professionisti, mette al centro del racconto una famiglia israeliana e una palestinese ad Haifa. Quattro vicende incrociate legano le donne di due generazioni, in una rete di condizionamenti, pregiudizi, violenze fisiche ed emotive, tensioni sociali ed intime. Le riprese si sono svolte tra il 2020 e il 2022, molto prima degli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023 e la guerra a Gaza "ma molti spettatori mi hanno detto che in qualche modo io sia riuscito a prevedere dove tutta quella tensione reciproca avrebbe portato. Forse perché mostro come i sistemi oppressivi, da un lato patriarcale dall'altro militarista intrappolino tanto l'oppresso quanto l'oppressore". E' "quanto vediamo nelle madri della storia, che hanno interiorizzato l'oppressione e la normalizzano, per riuscire a vivere la propria vita. Per credere di poter essere serene, quelle costrizioni diventano un sistema di valori che non metti più in discussione".
F.AbuShamala--SF-PST
