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Al Monteverdi Festival Bartoli è un Orfeo da standing ovation
Anteprima della kermesse, poi Il ritorno di Ulisse in patria
Poteva sembrare un intruso l'Orfeo ed Euridice di Gluck nel programma del Monteverdi Festival di Cremona e invece è stata una lezione di melodramma grazie alla protagonista assoluta Cecilia Bartoli. Davvero un evento speciale come è definito sul sito del festival, e non solo perché si tratta dell'unica esibizione italiana di quest'anno di un'artista a 360 gradi, che cura ogni dettaglio. E' lei il cuore dello spettacolo, che ha portato a Cremona chiavi in mano: sul palco la 'sua' orchestra, Les musiciens du prince di Monaco, a dirigerli Gianluca Capuano. Lei, Orfeo innamorato e tormentato, sale sul palco con un tailleur pantalone nero come il lutto, che diventa bianco quando scende negli inferi per riprendersi l'amata Euridice (Melissa Petit, che interpreta anche la parte di Amore). Basterebbe la voce ad emozionare, nell'intimo teatro Ponchielli, ma Bartoli è una attrice. Non c'è scenografia ma i corpi delle due cantanti, e essenziali luci e del coro 'Il canto di Orfeo' diretto da Jacopo Facchini rendono il dramma di Gluck (qui nella versione rivista per Parma del 1769) più movimentato di tanti spettacoli d'opera in forma scenica. Quando il coro canta gli ultimi versi e tutte le luci gradualmente si spengono, lasciando illuminate solo i ceri che hanno in mano il pubblico resta per lunghi secondi in completo silenzio perché qualsiasi altra reazione sarebbe stonata. Poi dal buio torna la luce e parte un lunghissimo, caloroso, sincero applauso che diventa una standing ovation con richiesta di bis. Dopo questa anteprima, il festival si inaugura ufficialmente questa sera con Il ritorno di Ulisse in patria con la regia Davide Livermore che eccezionalmente ritorna anche cantante nella parte di Iro.
A.AlHaj--SF-PST