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Joaquin Phoenix, canto per Gaga l'amore triste di Joker
"Ho faticato nella carriera, ma poi ho trovato il senso giusto"
(di Alessandra Magliaro) Per Lady Gaga ha imparato a cantare, con il ritratto del folle depresso genialoide Arthur Fleck alias Joker fa ancora faville e se non avesse già vinto l'Oscar (e molti altri premi compreso la Coppa Volpi a Venezia) potrebbe fare un bis. Joaquin Phoenix è il protagonista del sequel del titolo di Todd Phillips diventato un fenomeno oltre il cinema. Presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, Joker: Folie a deux arriva in sala da domani 2 ottobre con Warner. L'attore, sempre intenso, umano, vulnerabile, sensibile, un Oscar acciuffato nel 2020 dopo tre candidature (The Master di Anderson, Quando l'amore brucia l'anima e Il gladiatore) è tornato ad interpretare il personaggio che più lo ha caricato di premi, il cattivo targato DC Comics. Nel sequel, Arthur Fleck è recluso nel manicomio di Arkham in attesa di essere processato per i crimini commessi come Joker. Mentre lotta con la sua doppia identità, Arthur scopre l'amore nell'imprevedibile Harley Queen (Lady Gaga), ma trova anche la musica che ha sempre avuto dentro di sé. "Tutti noi abbiamo una personalità pubblica e una privata. Quella di Arthur/Joker è la versione più estrema di questo concetto. Perché qualcuno dovrebbe essere interessato a me? Perché piaccio a qualcuno? Naturalmente nel primo film il vero desiderio di Arthur è quello primario di tutti gli esseri umani, ovvero essere accettato e amato. Poiché non ha mai vissuto quell'esperienza da bambino, è quello che cerca disperatamente ora. Alla fine del film ottiene quello che pensa di volere, l'adorazione delle persone", racconta al junket del film, poi cita i Kiss e la loro faccia dipinta. "Ma che succede quando hai 50 anni? Pensano non voglio farlo più, non voglio più essere una rockstar, vorrei avere una vita semplice. Ma le persone che si sono innamorate dei loro personaggi potrebbero esserlo anche delle persone dietro la maschera? Da una parte c'è Arthur che non si sente a proprio agio nella sua pelle e Joker che è molto self confident e in controllo di ciò che accade. Questo pensiero è stato all'origine della nuova esplorazione di questo personaggio", racconta. Joker è una persona triste, che soffre. Quanto riflette i tempi che stiamo vivendo oggi? "Non c'era l'intenzione di un'affermazione politica, ma ovviamente i tempi che viviamo possono aver influenzato. Ma poi c'è la musica che è gioia, speranza d'amore. Ci sono canzoni che sono canzoni di Arthur e canzoni che sono canzoni del Joker. Quelle di Arthur sono canzoni d'amore, molto emotive, mentre quelle del Joker sono molto diverse, assomigliano a quelle di un adolescente innamorato per la prima volta, che vuole gridarlo al mondo perché si sente forte e potente, mentre poi quando invecchi sull'amore sei molto più scettico". Nel primo Joker ha impressionato la sua trasformazione fisica, questa volta la sfida è stata anche cantare e ballare. È toccante come comunichi con Lady Gaga attraverso la musica. "Io non canto nella mia vita, seppure sotto la doccia, l'ho fatto venti anni fa per Walk the Line. Questa volta c'era bisogno di una voce diversa, che fosse adatta ad Arthur che non si sente a proprio agio nel suo corpo. Il mio scopo era raggiungere un posto, potevo raggiungere le note e poi spingermi oltre in modo scomodo. Gaga invece può fare ciò che vuole con la voce e quindi credo sia stato molto difficile per lei cantare non in maniera perfetta. È stato molto interessante vederla approcciare la musica attraverso il suo personaggio. Andare contro l'istinto di offrire la migliore performance possibile. Invece le è stato chiesto di rimanere nel suo personaggio il più possibile". Sempre fedele a se stesso, ma trovare la sua strada come artista nell'industria quanto è stato difficile? "C'è una parte di me sulla quale forse non ho molto controllo. C'è stato un tempo nella mia carriera in cui volevo fare quello che facevano anche altri attori. Ma c'era una parte di me che rifiutava tutto questo. Se ho avuto successo è perché sono stato attento ad ascoltare questa voce. C'è stato un tempo in cui ho seguito un percorso più tradizionale ma ho perso dei ruoli e oggi, guardandomi indietro, mi dico grazie a Dio perché non mi hanno dato quella parte che mi avrebbe costretto a percorrere una certa strada. Devi trovare qualcosa che abbia senso per te. È questo che mi ha guidato sino a qui oggi". Il traguardo più importante della sua vita? La cosa di cui va più fiero? "Non è ancora arrivata. È una sensazione che se potessi articolare meglio spiegherei in un libro. Ma datemi altre chance e prometto che ci arriverò, un giorno o l'altro".
T.Ibrahim--SF-PST
