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Giochi della Speranza, in scena l'olimpiade in carcere
A Rebibbia quattro squadre si sono sfidate in varie discipline
Una "piccola olimpiade", un modo per stimolare una riflessione sul potere educativo e rieducativo dello sport all'interno del contesto penitenziario. Nascono così i Giochi della Speranza, che si sono tenuti oggi nella Casa Circondariale Rebibbia N.C. "Raffaele Cinotti", organizzati dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e dalla rete di magistrati "Sport e Legalità", alla quale hanno partecipato anche i ragazzi del Csi, in occasione del Giubileo degli sportivi. Un evento che ha visto sfidarsi quattro squadre - detenuti, polizia penitenziaria, magistrati ed esponenti della società civile - che si sono confrontate in diverse discipline come calcio a 5, pallavolo, atletica leggera, tennis tavolo, calcio balilla e scacchi con la classifica finale che ha visto vincere la polizia penitenziaria. "Iniziativa strepitosa, è stato importante esserci e guardare con i propri occhi, al di là di qualsiasi aspettativa. Mi è piaciuta molto l'idea di questo torneo multidisciplinare, sembra provocatoria ma è eccellente. Qui in carcere c'è grande rispetto per gli arbitri e per le regole, perché lo sport è tante cose. Il Cio è sempre stato a stare vicino agli emarginati, agli emigrati, ai carcerati, a chi ha avuto meno fortuna", le parole del presidente del Coni, Giovanni Malagò. A prendere la parola anche Manuel, in rappresentanza dei detenuti di Rebibbia, che ha voluto ringraziare tutti gli organizzatori perché "ci hanno consentito di vivere questa giornata all'insegna dello sport. Per noi è stato importante interagire, svagarci e vivere qualcosa di diverso". Quella andata in scena a Rebibbia è solo la prima edizione, ma l'obiettivo è quello di creare un modello replicabile anche in altri istituti permettendo alle persone recluse di vivere in armonia e serenità ma soprattutto per valorizzare sempre di più lo sport come strumento di crescita personale e reinserimento sociale dei detenuti.
Y.Shaath--SF-PST