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Battistelli, vorrei anche gli ultrà del Milan alla Scala
Al festival MiTo 'creiamo connessioni, anche con il calcio'
(di Bianca Maria Manfredi) Nel mondo della musica classica "i festival sono ormai desueti. Non sono stati rinnovati nella forma e nel contenuto. In Italia ce ne sono circa duemila e si assomigliano quasi tutti. Pochi riescono a caratterizzarsi": il compositore Giorgio Battistelli, al suo primo anno come direttore artistico di MiTo, promette non solo di distinguersi ma di fare "una rivoluzione" con la diciottesima edizione del festival che dal 6 al 22 settembre unirà Milano e Torino. E la fa anche (ma non solo) aprendo per la prima volta la kermesse al mondo del calcio con nuovi spettacoli dedicati a Milan e Torino. E 'restituendo' alla musica piazza San Carlo, teatro nel 2017 durante la partita di Champions di incidenti con due morti e 1.500 feriti, convinto che non debba "restare solo un luogo di sofferenza". "Sarebbe una soddisfazione vedere gli ultras del Milan alla Scala e quelli del Torino al Regio" ammette parlando con l'ANSA. "L'elemento portante" di MiTo è l'idea di creare "connessioni con le città" capaci di lasciare il segno, creare nuovi legami, come quello fra il pubblico della Scala e di San Siro, che non a caso è considerata la Scala del calcio. "Il nostro - spiega Battistelli - è un festival basato sulla prossimità, sul coinvolgimento. Non sulla divulgazione". Per questo MiTo si chiuderà il 22 settembre a Milano al Piccolo Teatro Strehler con uno spettacolo in cui sono coinvolti cento alunni di scuole primarie milanesi, gli allievi dei conservatori delle due città e una serie di altri professionisti, un tributo a Puccini a chiusura delle celebrazioni per il centenario dalla morte. Un'altra connessione, anzi un "corto circuito", è quello con la cultura calcistica delle due città. Battistelli ha voluto unire il mondo coinvolgente, anzi, "globalizzante del calcio" e quello "più elitario" della classica nel progetto 'Musica a due gambe'. Si parte quest'anno con due spettacoli dedicati a Milan e Torino (il prossimo anno - ultimo del suo incarico che ha voluto solo biennale - toccherà a Inter e Juventus), il primo con l'orchestra Sinfonica di Milano diretta da Diego Ceretta all'auditorium di largo Mahler il 9 e il secondo con l'orchestra della Rai diretta da Enrico Pagano il 20 al Lingotto. Due oratori per coro e orchestra commissionati a Fabio Vacchi per i rossoneri e Carlo Crivelli per il Torino che andranno in scena mentre vengono proiettati due film creati appositamente da Lorenzo Letizia che ha visionato "centinaia di partite" e materiale video che il direttore di MiTo assicura sarà in grado di emozionare, come il ricordo della strage di Superga in cui morì la squadra del Grande Torino esattamente 75 anni fa. Ma le connessioni con le città passano anche dalla loro storia industriale, anzi dalla storia delle sue famiglie industriali, esplorata da Stefano Massini nel nuovo progetto Artistiche imprese con gli spettacoli dedicati alla saga milanese Campari (l'8 settembre al teatro Dal Verme) e a quella di Martini e Rossi (il 7 al teatro Carignano di Torino). Le connessioni sono anche con i compositori a cui sono state commissionati nuovi lavori, o di cui si ospitano prime italiane (come quella di House of Call di Heiner Goebbels, eseguita in entrambe le città). Lavori commissionati guardando "alla creatività e non all'anagrafica" degli autori perché "ci sono artisti di 30, 40, 50, 70 anni che hanno una forte creatività e compito dei festival è intercettarli e trovare loro spazio". Quindi largo ai giovani ma senza chiudere agli altri. E le connessioni sono anche quelle alla scoperta o alla riappropriazione dei luoghi, a volte periferici, altre centrali come piazza San Carlo dove si esibiranno Ludovico Einaudi e i 100 Cellos, ma dove soprattutto il 6 settembre si aprirà il festival con la Nona di Beethoven eseguita da orchestra e coro del Regio diretti da Michele Spotti.
O.Farraj--SF-PST