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Ventanni dalla morte di Aldro, 'ucciso senza ragione'
L'omicidio, le condanne e il suo nome che diventa un simbolo
(Di Alessandro Cori) La mattina del 25 settembre 2005 Federico Aldrovandi è riverso sull'asfalto di via Ippodromo, il corpo martoriato, le braccia spalancate in una posa che ricorda una crocifissione. Il suo cellulare squilla inutilmente. Ha solo 18 anni. Ferrara, la sua città, e il resto d'Italia, lo conosceranno così. Vent'anni dopo, la morte di 'Aldro' continua a rappresentare una ferita aperta. Federico era un ragazzo come tanti: frequentava l'Itis elettronica, giocava a calcio, suonava il clarinetto, faceva karate. E tifava Spal. La sera del 24 settembre era uscito con gli amici per vedere un concerto reggae a Bologna. Al ritorno, verso le 5 del mattino, si era fatto lasciare al parcheggio delle scuole elementari vicino casa, per fare una passeggiata prima di rientrare. Tra le 5 e le 5,23 Federico fece nove telefonate ai suoi amici, ma nessuno rispose. Alle 5,48 una residente chiamò i carabinieri segnalando una persona che urlava. Il centralinista, passando la comunicazione alla polizia, disse che c'era qualcuno che stava sbattendo la testa contro i pali, una versione poi smentita dalla stessa testimone. Sul posto arrivarono due volanti, in una c'erano Enzo Pontani e Luca Pollastri, nell'altra Monica Segatto e Paolo Forlani. Alle 6,04 i poliziotti chiamarono un'ambulanza. I paramedici trovarono Federico sdraiato sulla strada, immobile, con i polsi ammanettati dietro la schiena. Gli agenti erano ancora inginocchiati per tenerlo fermo, ma lui probabilmente è già morto. Il suo corpo rimane sull'asfalto per ore, senza un lenzuolo, mentre la famiglia non sa ancora nulla. La prima versione ufficiale parlava di malore causato da alcol e droghe. La svolta arrivò grazie al blog di denuncia aperto dalla madre Patrizia Moretti nel 2006. E soprattutto grazie alla diffusione da parte della famiglia della foto simbolo di questa vicenda: Federico massacrato, con i segni dei manganelli sul volto e la macchia di sangue sul lenzuolo bianco. Nel 2009 i quattro poliziotti furono condannati a tre anni e sei mesi per omicidio colposo e venne riconosciuto l'eccesso colposo nell'uso delle armi. Corte d'Appello e Cassazione confermarono la sentenza. Altri tre agenti di polizia vennero condannati nel processo Aldrovandi bis, quello per favoreggiamento e omissione d'atti d'ufficio.
H.Nasr--SF-PST