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Vicari, 'è come se uccidere fosse tornato praticabile'
Alla Mostra di Venezia con 'Ammazzare stanca' da una storia vera
Uno 'ndranghetista figlio di un boss che, dopo anni da killer per la sua famiglia criminale trasferitasi al nord, dov'è cresciuto, decide di ribellarsi a tutto quel sangue. È la storia vera di Antonio Zagari (morto nel 2004 per un incidente di moto), da lui stesso raccontata in un memoriale, 'Ammazzare stanca', uscito per le prima volta nel 1992, poi di nuovo nel 2008, e che ora arriva sul grande schermo con lo stesso titolo con il gangster movie/biopic di Daniele Vicari con Gabriel Montesi nel ruolo del protagonista, insieme con Vinicio Marchioni, Selene Caramazza, Andrea Fuorto, Rocco Papaleo, Thomas Trabacchi, Pier Giorgio Bellocchio. Il film, prodotto da Mompracem e Rai Cinema, al debutto in Venice Spotlight alla Mostra del Cinema di Venezia, sarà in sala dal 4 dicembre con 01 Distribution. "Il libro l'ho letto, credo, 17 anni fa - spiega Vicari -. La cosa che mi ha colpito è il fatto che questo giovane 'ndranghetista Antonio Zagari abbia usato la scrittura come mezzo per capire la propria condizione, per porsi domande profonde". La sua è una riflessione sulla "questione della libertà: si rende conto di non essere libero per mille motivi, soprattutto per suo padre (interpretato da Marchioni) che rappresenta la tradizione del mondo ndranghetista. Lui vuole il figlio sia un soldato che dica solo sì e lui non riesce a dire quel sì". Poi la storia affronta "la questione dell'uccidere: Zagari (che nel 1990 era diventato un pentito, ndr) racconta persino con divertimento nel libro certe situazioni nelle quali si è trovato, quasi con la consapevolezza narrativa che potrebbe avere uno scrittore anche se lui è un illetterato, quindi è un libro anche sgrammaticato, ma interessante per questo". Comunque la domanda sull'uccidere è estremamente attuale, secondo Vicari, "perché secondo me noi ci siamo addormentati per alcuni decenni, poi abbiamo aperto gli occhi e ci siamo resi conto che uccidere è tornato ad essere una cosa praticabile. Sei davanti a casa mia? Ti posso uccidere. Sei un mio vicino e litighiamo? Ti posso uccidere. Sei un popolo che mi dà fastidio? Ti posso uccidere. Lui invece partendo dall'esperienza di assassino ci dice che se uccidi rinunci anche un po' a te stesso, uccidi anche un po' di te".
J.Saleh--SF-PST
