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Cate Blanchett, 'aiuto i registi esuli, è un'emergenza'
The Displacement Film Fund, tra i primi nomi L'iraniano Rasoulof
Il festival di Cannes, più che mai quest'anno, è stato il luogo dove ribadire, rivendicare la creatività libera degli artisti, un posto accogliente, quasi un rifugio, assumendo un ruolo anche politico in questo. Non è da oggi e non è l'unico, perché Venezia, Berlino ad esempio fanno altrettanto, ma questa, vista l'aria che tira nel mondo, è stata un'annata particolare. Ha cominciato Robert De Niro sui dazi trumpiani, hanno proseguito altri come l'iraniano Panahi riaffacciatosi in un festival dopo 15 anni di persecuzioni. E ha chiuso oggi Cate Blanchett, ambasciatrice Unhcr, la star del giorno con il suo indubbio carisma spesso messo al servizio di cause buone giuste. È venuta a far conoscere un progetto che è in piena tematica: il Displacement Film Fund, un fondo che sostanzialmente finanzia i film di registi esuli, una 'categoria' sempre più affollata. "È una tradizione essere qui a Cannes e questa volta non è per un film, ma per diffondere questa iniziativa", ha detto Blanchett che in passato ha presentato qui ben 8 film, tra cui i premiati Babel di Alejandro González Iñárritu e Carol di Todd Haynes, e ha presieduto la giuria nel 2018. Questa attrice fenomenale e charmant, oggi elegantissima in bianco e occhiali in montatura rosa, ha parlato di tempo per nuove sfide. "I festival sono essenziali per promuovere i film di registi che producono in circostanze molto difficili e la nostra sfida è far sì che questi film siano visibili, diventino mainstream, si espandano oltre le barriere della nicchia dei festival" ha sottolineato Blanchett. Alcuni di loro, i primi selezionati, erano con lei a Cannes e hanno tutti pedigree importanti nei festival, seppure ai primi passi, come la regista ucraina Maryna Er Gorbach, che ha commosso la platea stampa, il regista somalo-austriaco Mo Harawe, il regista siriano Hassan Kattan. Ad oggi sono cinque i progetti approvati e tra loro c'è anche un nome ben noto: il regista indipendente iraniano Mohammad Rasoulof, costretto a mettersi in salvo in Germania dopo essere stato condannato dalla Repubblica Islamica a otto anni di carcere, in seguito alla selezione del suo bellissimo film Il seme del fico sacro in concorso al Festival di Cannes 2024, dove peraltro vinse il Premio speciale della giuria. E inoltre la regista afghana Shahrbanoo Sadat recentemente fuggita da Kabul in Germania.
W.Mansour--SF-PST