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Raf a teatro con 'Self control', c'è voglia di anni '80
'Oggi tutto brucia in fretta, ma performare non è emozionare'
Nostalgia è una parola che a Raf non piace, ma quando pensa al successo del suo tour nei club "Self Control 40th Anniversary", che ora arriva anche nei teatri, con una data zero agli Arcimboldi di Milano il 23 maggio, ammette che qualcosa di forte dietro tutta questa voglia di anni '80 c'è. "Nonostante sia un concerto dedicato a una canzone di 40 anni fa, dal vivo di nostalgico non avverti nulla, perché ancora oggi - spiega Raf, all'anagrafe Raffaele Riefoli - si attinge a sonorità anni 80, c'è un bisogno di tornare a una musicalità e a sonorità che diano emozioni con dei contenuti. Negli ultimi anni tutto si brucia in fretta e allora resta ciò che è accaduto negli anni 80-90, anche per chi non ha vissuto quegli anni, come un trentenne di oggi". Dietro questa richiesta, secondo il 65enne cantautore, c'è un motivo profondo: "siamo alla fine di un'epoca, culturale e geopolitica, anche nel mondo della cultura, dell'arte e della musica c'è molta confusione, così si vanno a ripescare le cose più significative, quelle che hanno lasciato il segno, come la musica degli anni 80". Lui, che nel 1989 cantava 'Cosa resterà degli anni 80', oggi riconosce che "abbiamo vissuto un periodo straordinario. In quel decennio è caduto il Muro di Berlino, sono stati realizzati film e musica incredibili, anche perché c'erano nuove tecnologie come il sintetizzatore ma c'era ancora molto di analogico, non c'erano i social e le piattaforme digitali e questo - sottolinea - rendeva tutto più affascinante". Guardando alla vita di un artista oggi, Raf nota differenze eclatanti: "negli anni 80 aveva senso fare un album, ora sei tu che devi spingere per realizzarlo e non sai che futuro avrà, perché si pensa solo al singolo-tormentone e anche chi scrive è condizionato, perché oggi - riflette - più che emozionare devi performare. Una volta si ascoltava un intero album, oggi i ragazzi ascoltano in modalità tiktok, quindi cosa scrivi? Melodie accattivanti, senza momenti di calma e riflessione nella musica, nel modo di recepirla e quindi di farla. Anche i colleghi più giovani non amano questo sistema, mosso da algoritmi e competizione continua, un circolo vizioso dove - nota - si ascolta solo ciò che viene proposto".
N.AbuHussein--SF-PST