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Fabi-Silvestri-Gazzè, "noi tre boomer al Circo Massimo"
Live per 10 anni del Padrone della Festa, "migliorati dal 2014"
(di Claudia Fascia) Una "festicciola" per 50mila. Per celebrare, con un'unica serata speciale al Circo Massimo, un disco uscito 10 anni fa, ma anche e soprattutto l'amicizia e l'affinità di tre artisti. Niccolo Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè sono tornati a divertirsi sullo stesso palco a distanza di dieci anni dal loro progetto in trio Il Padrone della Festa. "Tre come noi, extraterrestri fuori dalle logiche mediatiche, televisive, radiofoniche, tre boomer che fanno ancora musica suonata, senza trucchi di basi pre-registrate, tre abituati ad altre dimensioni, portano 50mila persone al Circo Massimo... un miracolo", sembrano stupirsi anche loro, uniti da un'amicizia iniziata quando - giovani artisti in cerca del loro posto al sole della musica - si esibivano al Locale, storico club della capitale, non troppo lontano da qui, "che è un luogo dalla potenza emotiva forte, che funge da amplificatore alle emozioni della musica". "Abbiamo capito che Il padrone della Festa ha scavato qualcosa e quindi siamo qui per ringraziare chi ha continuato ad ascoltarlo - raccontano, nel backstage dell'antica arena -. Per noi è stata una specie di terapia dieci anni fa, e questo è come un richiamo del vaccino di allora per continuare a stare bene". Diversi, ma accomunati da una grande passione che li ha portati ad essere tra i cantautori più rappresentativi della loro generazione. "Dopo quell'esperienza, che ci ha tenuto insieme per un paio di anni, tra disco, tour, campagne di solidarietà, in una sorta di vacanza dalla nostra quotidianità - raccontano Fabi, Silvestri e Gazzè -, ci siamo sentiti migliorati. È stato importante vedere come un amico e collega affrontasse il suo lavoro: ci ha dato nuovi stimoli". E in qualche modo le loro caratteristiche individuali si sono delineate e definite ancora meglio. "Quando collabori, anche non volendo, sei costretto a tirare fuori i tuoi punti di forza. Ma restiamo compatibili: 30 anni fa, come 10 anni fa, come oggi. C'è una grande consapevolezza delle nostre identità e non c'è bisogno di espanderle, andando a invadere gli spazi dell'altro. Ritrovarsi dieci anni dopo è stato semplicissimo". Il live al Circo Massimo, più di tre ore di show, non è la ripetizione di un'esperienza che considerano definitivamente conclusa, ma un omaggio a quel viaggio artistico e personale. "Noi siamo cambiati, diciamo pure invecchiati, ma soprattutto siamo emotivamente impreparati a un evento one shot. Anche la scaletta è nuova con pezzi di tutti e tre degli ultimi 10 anni. È un live più denso e significativo". E non mancano, come ci si aspetta da loro, temi sociali, "senza retorica, perché raccontiamo la vita e siamo profondamenti preoccupati di quello che accade, soprattutto a Gaza". Sono stati rinnovati anche al Circo Massimo la collaborazione con il Cuamm e il sostegno a Emergency. Insieme a loro, sul palco, altri sei musicisti storici: Piero Monterisi, Gianluca Misiti, Roberto Angelini, Adriano Viterbini, Dedo, Ramon. "Andiamo senza il paracadute delle basi, ormai sdoganate per eventi del genere. Rappresentiamo un modo meravigliosamente anacronistico di fare musica, legati come siamo alle nostre origini. Oggi con la tecnologia, i ragazzi perdono fisicità nelle relazioni. E il palcoscenico è diventato il telefono". Qualcuno fa eccezione, come Ultimo che ha radunato solo all'Olimpico 200mila persone. "È riuscito a smarcarsi dall'ondata indie-trap". I tre hanno anche una certa familiarità con il Premio Tenco (Silvestri è nella cinquina finale di quest'anno per il Miglior Album) finito nelle ultime settimane nel ciclone delle polemiche. "È una reliquia del passato che sta provando a cambiare, ha una sua forza. Sanremo è cambiato per non morire, forse dovrebbe cambiare anche il Tenco". Citato il festival, nessuno di loro sembra intenzionato per il momento a tornare all'Ariston. "Non lo avrei mai detto, eppure io ci sono andato sei volte - dice Silvestri -. Sono contento averlo frequentato, ma mi sembra sempre più difficile farlo". "È un altro sport", chiosa Fabi. E poi tra dieci anni? "Come minimo lo stadio di Wembley".
B.AbuZeid--SF-PST