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Sfida: Formiche battono Umani
Un esperimento comparativo condotto nel 2024 ha messo a confronto la capacità di risolvere un rompicapo geometrico tra gruppi di formiche e gruppi di persone. Il test, ispirato al classico problema di robotica noto come piano movers, prevedeva il trasporto di un oggetto a forma di “T” attraverso un percorso a stanze collegate da strettoie, con manovre sequenziali obbligate. L’obiettivo: capire se e quando l’intelligenza collettiva aumenta davvero la performance rispetto al singolo individuo.
Il test
Sono stati allestiti labirinti in scala per entrambe le specie. Le formiche (Paratrechina longicornis) hanno affrontato il compito da sole, in piccoli gruppi (circa 7 individui) e in gruppi ampi (fino a ~80). Gli esseri umani hanno eseguito prove equivalenti: individuali, in piccoli gruppi (6–9) e in gruppi numerosi (circa 16–26). Nei test di team, la comunicazione umana è stata in parte limitata (niente voce o gesti, con mascherine e occhiali) per avvicinare la condizione alle formiche, che coordinano soprattutto tramite forze trasmesse all’oggetto e segnali semplici.
Cosa è emerso davvero
Da soli, gli umani restano nettamente superiori: comprendono rapidamente la struttura globale del puzzle e scelgono sequenze di mosse più efficienti. Nei gruppi, però, l’immagine cambia. Quando la comunicazione è vincolata, i team umani faticano a coordinarsi: tendono a strategie “miopi” (scelte allettanti nel breve periodo, penalizzanti nel lungo). Le formiche, invece, migliorano sensibilmente con l’aumentare del numero: manifestano una sorta di “memoria collettiva”—una persistenza direzionale condivisa che evita di ripetere gli errori—e, in più di uno scenario, sono riuscite a completare il rompicapo meglio dei gruppi umani equivalenti.
Perché le formiche ci battono (a volte)
La chiave non è l’abilità del singolo insetto—che da solo è limitata—ma la scalabilità del comportamento collettivo. In colonie dove gli interessi sono allineati, le forze applicate dai singoli si integrano in un flusso coerente: il “superorganismo” massimizza progressi costanti, corregge rapidamente deviazioni e non soffre conflitti di leadership. Nei gruppi umani, invece, l’eterogeneità cognitiva—pur preziosa—richiede canali di comunicazione ricchi; se questi mancano, emergono attriti, indecisioni e compromessi al ribasso che degradano la performance.
Un punto di equilibrio
È importante la sfumatura: mediamente, considerando tutte le condizioni, gli umani restano più efficienti dei gruppi di formiche; ma nelle prove di cooperazione con comunicazione limitata, le formiche possono superare i team umani. In altre parole, la superiorità dipende dal contesto: il singolo umano brilla, il gruppo umano ha bisogno di comunicare bene; il gruppo di formiche, pur “semplice”, scala in modo sorprendentemente efficace.
Implicazioni pratiche
I risultati offrono spunti per la robotica a sciame, la logistica collaborativa, il motion planning in spazi congestionati e il design di task di gruppo:
- progettare interfacce che rendano “visibile” la strategia globale al team;
- ridurre i colli di bottiglia decisionali quando la comunicazione è povera;
- imitare le regole locali robuste (tipo “memoria a breve” del gruppo) che stabilizzano il movimento collettivo.
In sintesi: quando la comunicazione è scarsa e il compito richiede micro-aggiustamenti continui, l’intelligenza collettiva “minimale” delle formiche può battere la complessità non coordinata dei gruppi umani.
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