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Béart, questo docu sull'incesto perché l'ho subito
Attrice al Tff per presentare 'Un silence si Bruyant'
(di Francesco Gallo) "Ho realizzato questo documentario sull'incesto perché l'ho vissuto e da anni desideravo fare qualcosa di questa brutta esperienza. Io col tempo ero riuscita a superarla, ma dovevo comunque prendere la parola, far conoscere quello che non è facile dire". Così oggi al Torino Film Festival Emmanuelle Béart nel presentare 'Un silence si Bruyant' che ha codiretto con la regista di origine ucraina Anastasia Mikova. Nel film la Béart parla molto poco dei suoi abusi, ma piuttosto cerca di capire ascoltando gli altri, in particolare quattro persone di età compresa tra gli undici e i cinquantadue anni. "L'importante oggi - continua l'attrice al Torino Film Festival - è essere ascoltati. In Francia ci stiamo battendo con il ministro della Cultura per far vedere questo documentario il più possibile. Un film che dovrebbe comunque essere visto in tutto il mondo perché questa è una problematica che c'è ovunque. Va detto - continua - che gli abusi non riguardano solo le bambine, ma anche i bambini, ma al novanta per cento gli aggressori sono uomini" dice l'attrice, classe 1963, che riceverà a Torino la 'Stella' della Mole. "La situazione - continua la Béart - si è evoluta rispetto al passato nel senso che oggi ci sono persone che hanno avuto la forza di parlare e c'è catena di solidarietà molto più grande del passato. Nonostante questo oggi nella sola Francia ogni hanno 160.000 bambini subiscono abusi, una cifra spaventosa". Essere artista, fare l'attrice ha comunque salvato la Béart: "In quanto artista ho potuto per mestiere far uscire la mia rabbia, i miei sentimenti e questo mi ha salvato. Fare poi 'Un silence si Bruyant' mi ha fatto sentire perché se per me la cosa era superata, andava meglio ora sentivo solo il bisogno di divulgarla". Per quanto riguarda i protagonisti vittime di abusi spiega l'attrice: "C'è voluto un anno per entrare in contatto con queste persone volevo che fossero pronti a prendere la parola senza fargli del male. Non volevo però che a parlare fossero specialisti, volevo solo essere umani". All'inizio del film, vediamo Norma che parla delle conseguenze dello stupro subìto dal suo patrigno nel corso di dieci anni. Ci sono poi Joachim che ha subìto abusi da entrambi i genitori per tutta l'infanzia e Sarah, madre di una bambina di undici anni il cui padre ha abusato di lei per anni. Infine nel docu c'è Pascale, la più anziana del gruppo, che aveva represso i suoi ricordi così a fondo da non capire poi perché a trentacinque anni ha iniziato ad avere improvvisi attacchi di panico, fobie e momenti di opprimente tristezza.
M.AbuKhalil--SF-PST
