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Scoperto un parassita capace di alterare gli ecosistemi marini
Piccolo crostaceo,scoperta arriva dalla Stazione Zoologica Dohrn
Scoperto un piccolo parassita capace di alterare gli ecosistemi marini: si chiama Pachypygus gibber, un piccolo crostaceo il cui ruolo era finora sempre sfuggito ai ricercatori. A capirne l'importanza è stato la ricerca coordinata dai ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Londra, pubblicata sulla rivista Scientific Reports. La scoperta è nata in modo fortuito grazie a Sebastiano Scibelli, allora impegnato alla tesi di laurea magistrale e oggi assegnista di ricerca presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn, con la scoperta della presenza di Pachypygus gibber, un piccolo crostaceo che appartiene alla classe dei copepodi, all'interno di alcuni esemplari di Ciona robusta, uno degli organismi modello più utilizzati nella biologia marina e nello studio dell'evoluzione dei cordati. Una semplice osservazione che ha portato poi a comprendere, unendo varie competenze, il delicato rapporto esistente tra le due specie e il ruolo parassitario del copepode. Le analisi hanno dimostrato infatti che la presenza del parassita riduce drasticamente o annulla la capacità riproduttiva della Ciona robusta, una specie invasiva arrivata nel Mediterraneo e che è al centro di numerosi studi. Si tratta inoltre di un organismo che mostra cicliche esplosioni e riduzioni di popolazione, fenomeno su cui potrebbe avere un importante impatto proprio la presenza di Pachypygus gibber e di cui finora non si conosceva un ruolo parassitario. Lo studio è uno dei primi a dimostrare in modo diretto che organismi marini apparentemente innocui possano agire da parassiti offrendo così una nuova prospettiva sulla biodiversità delle interazioni ecologiche e sul ruolo dei simbionti nella regolazione delle popolazioni naturali. "La biodiversità - spiegano gli autori - non è solo varietà di specie, ma una rete intricata di relazioni che ne determinano equilibrio e resilienza. Comprendere queste connessioni nascoste è fondamentale per capire come funzionano davvero gli ecosistemi marini e come reagiscono ai cambiamenti ambientali".
W.AbuLaban--SF-PST