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Pronto il metabot, che sfuma i confini tra materiali e robot
Risponde ai comandi ma è privo di motore
Può espandersi, assumere nuove forme, muoversi e rispondere ai comandi, eppure è del tutto privo di motore e ingranaggi: è il metabot, una struttura che sfuma il confine tra materiali e robot e che ricorda un po' i protagonisti della serie di film Transformers. Messo a punto da ricercatori dell'Università americana di Princeton e descritto sulla rivista Nature, il metabot apre ad applicazioni in moltissimi campi, come dispositivi microscopici in grado di somministrare medicinali in parti specifiche del corpo o di aiutare i chirurghi a riparare ossa e tessuti danneggiati, fino a materiali in grado di assorbire o riflettere la luce a comando, riscaldandosi e raffreddandosi a seconda delle necessità, fino ad applicazioni nell'ingegneria aerospaziale. I ricercatori coordinati da Glaucio Paulino si sono ispirati all'arte giapponese degli origami per progettare un materiale dotato di proprietà nuove e insolite, che dipendono dalla struttura fisica del materiale piuttosto che dalla sua composizione chimica. Gli autori dello studio hanno utilizzato una combinazione di semplici plastiche e di strutture magnetiche realizzate su misura: sono queste che, rispondendo ad un campo magnetico applicato a distanza, conferiscono al metabot la capacità di muoversi e modificarsi. La chiave sta nel fatto che le varie unità delle quali è composto il materiale sono speculari l'una rispetto all'altra, come se fossero immagini riflesse in uno specchio: grazie a questa caratteristica, la struttura può contorcersi, contrarsi, restringersi e compiere altri movimenti molto complessi in risposta a impulsi magnetici molto semplici. "Si può trasformare da materiale a robot - dice Paulino - ed è controllabile tramite un campo magnetico esterno".
Q.Bulbul--SF-PST