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Calcio: 'Quella notte all'Heysel', ecco nuova edizione libro
Scritto da Emilio Targia, tra sopravvissuti a strage 40 anni fa
«Oggi "Heysel" è una parola che schiocca come una frustata. Che evoca solo e soltanto quella strage. Heysel non è più uno stadio. Heysel è solo quella notte terribile». A quarant'anni dalla strage allo Stadio Heysel di Bruxelles (29 maggio 1985), in cui persero la vita 39 persone, Sperling & Kupfer ripubblica "Quella notte all'Heysel" di Emilio Targia, in una nuova edizione aggiornata con i contributi di Marino Bartoletti, Franco D'Aniello, Andrea Lorentini, Michele Plastino, Cesare Prandelli e Guido Vaciago. (prefazione di Sandro Veronesi e postfazione di Antonio Cabrini). Il libro è diventato anche un podcast in quattro puntate, "Dentro l'Heysel", prodotto da Mondadori Studios, che in occasione dell'anniversario della strage si arricchisce di una quinta puntata inedita. Ci sono incubi che si travestono da sogni e quando poi ti accorgi dell'inganno è troppo tardi. E non puoi farci niente. Il 29 maggio 1985, allo stadio Heysel di Bruxelles, è un pomeriggio di luce e bandiere che sembra scandire alla perfezione il conto alla rovescia prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, la partita delle partite. Emilio ha diciotto anni e ce l'ha fatta: è lì, con il biglietto per entrare allo stadio, insieme all'amico di una vita, Giampiero. Oltre all'eccitazione e all'entusiasmo porta con sé un piccolo registratore e una cinepresa Super 8, perché ha già deciso che farà il giornalista. Nello stadio, tra canti e battiti di mani, c'è una chimica speciale che assomiglia a un incantesimo. «Bastò un click sull'interruttore a far svanire il calore di quel sole. A precipitarci nel gelo. Mani che di colpo ora servivano a proteggersi. Canti tramutati in urla. E bocche spalancate, nel settore Z, come respiratori d'emergenza. La curva, un girone dell'inferno. Poi il silenzio». Emilio Targia, sopravvissuto all'incubo di quella notte all'Heysel, racconta ciò che ha visto e sentito, con i suoi ricordi fissati anche su una pellicola e su un nastro magnetico, e prova a sciogliere nell'inchiostro memoria, rabbia, dolore e paura. Per non dimenticare. Perché senza memoria saremmo luci spente.
Z.AlNajjar--SF-PST